sabato 6 luglio 2013

Essere milanese: cosa significa oggi?

"Smell map of Milan" di Olivia Alice

Negli anni che ho trascorso a Milano ho imparato un po' a conoscerla e ho compreso che la parola chiave di questa città è una e molto semplice: trasformazione

Milano è una città che non solo non sta mai ferma, ma che sopravvive proprio grazie a questo continuo movimento. Un movimento che, al di là del "produrre produrre produrre" che spesso si rivela fine a se stesso, germoglia nei terreni fertili di coloro che in questa città vedono l'occasione di esprimere se stessi in uno spazio che non rigetta il diverso, ma lo interiorizza e lo riqualifica con il marchio della milanesità.

La milanesitàUn concetto forse arduo da spiegare oggi, in un'epoca in cui i confini tra le culture rispecchiano quelli tra i territori: sempre più labili. Eppure è una parola che non è ancora stata esautorata dallo scorrere del tempo e degli stranieri che da secoli calpestano i suoi vicoli e le sue piazze. Rimane tuttora un'idea che attraversa questo termine e che denota qualcosa di netto, anche se forse non la si può più dire fino in fondo, o meglio, forse non si lascia più riempire da stereotipi ultimativi. 

Il passato insegna che il milanese è quello operoso, che punta all'affare ma con lungimiranza e tenendo sempre i piedi per terra. Ma Milano oggi è anche città di creativi e idealisti che raccontano uno stile di vita fatto di alacre festività, tra aperitivi, vernissage e serate in discoteca. Uno stile di vista non meno milanese del primo, ma che con esso non coincide. In quest'ottica è come se l'essere milanese si fosse fluidificato in un'identità più ampia, un'identità che preferisce fare spazio dentro di sé piuttosto che escludere a priori.


Ho avuto conferma di questa sensazione in una recente intervista che ho fatto a Giorgio Guaiti, autore del libro La vita è una schiscetta. Avventure di ogni giorno raccontate anche in milanese. Nel leggere il libro da alcuni racconti sembra emergere un’identità milanese che trova le sue radici nel passato, ma che, del resto, non esclude chi a Milano arriva in cerca di nuove opportunità.

Giorgio Guaiti mi ha spiegato che non è facile chiarire cosa sia la milanesità perché è difficile innanzitutto dire chi sono i milanesi per la mescolanza di popoli iniziata sin dall’epoca dei Comuni, e forse anche da prima. Probabilmente, però, è proprio in questa difficoltà che si trova la specificità che fa la ricchezza di Milano e che, nei secoli, l'ha resa quello che è. Infatti, come mi ha detto Guaiti:
Questa città accoglie migliaia e migliaia di “forestieri” che però finiscono per inserirsi nella città e per adeguarsi ai suoi ritmi di vita e al suo spirito. Forse, in fondo, il senso vero della milanesità è proprio questo: saper accogliere e dare un’opportunità a chi è disposto a lavorare in questa città e per questa città. Fino ad ora ha funzionato con gente che arrivava da altre zone della Lombardia, da altre regioni, da altre nazioni. Sarà interessante vedere se la ricetta funzionerà anche con chi oggi arriva da altre, anche lontanissime, parti del mondo. È questa la scommessa sul futuro di Milano.
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Anche su MilanoFree.it.

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