mercoledì 11 luglio 2012

Il rispetto del silenzio dopo Auschwitz: Jean-François Lyotard


Jean-François Lyotard (1924-1998) è uno dei campioni del postmoderno, quel movimento di pensiero che ha riconosciuto la fine della modernità a seguito del fallimento dei suoi progetti egemonici di affermazione del dominio assoluto dell'Io tramite le sue rappresentazioni della realtà.

Secondo Lyotard dopo Auschwitz non è più possibile pensare con la mentalità moderna, perché il suo esito è stato appunto l'Olocausto. Questo non significa che il passato vada dimenticato, bensì di esso si deve portare memoria per muovere poi da una prospettiva nuova, che nasce nel solco del ricordo di cosa è stato.

Si tratta di non pretendere più di voler inquadrare il reale in una prospettiva definitiva, di credere che sia possibile raggiungere la Verità, l'Idea, ma rendersi conto che tutt'al più si può solo fornire una prospettiva tra le altre, in un'innegabile tensione kantiana verso l'incondizionato.

Solo una presa di consapevolezza simile permetterà alle vittime di Auschwitz di divenirne testimoni e di fare anche di noi stessi dei testimoni nel momento in cui sapremo riconoscere che anche il silenzio è una frase, e, in particolare, quando imposto, la frase che evidenzia la negazione di una libertà, la libertà di essere diversi.

2 commenti:

  1. L'incondizionato però va posto, come postulato irraggiungibile ma possibile, in-possibile.
    Certe ragioni post-moderne eliminano l'incondizionato, per eliminare il pensiero totalitario. Così facendo, eliminano la tensione verso la Giustizia (Dike), e comprimendo il reale sul condizionato, promuovono il successo della ragione che con più forza pone le sue condizioni. Un pensiero onesto mantiene l'incondizionato, e ammette con umiltà la sua in-possibilità (dell'incondizionato, e del pensiero che lo raggiunge).

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  2. Infatti è anche per questo che mi piace Lyotard, perché è intensamente kantiano :)

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