venerdì 4 maggio 2012

La morale dell'assassino


 

Citazione da sapere per essere colti
Pòzdnyshev: “La depravazione vera è il liberarsi dalle relazioni morali verso la donna con la quale ci sia stata una unione fisica”.
Lev Tolstoj

Ho fatto veramente molti viaggi in treno, ma la fortuna – come quella della voce narrante del racconto di Tolstoj – di incontrare in scompartimento un uomo che ha assassinato la moglie e farci due chiacchiere non l’ho mai avuta. Forse da una parte perché mi auguro che gli assassini siano tutti in carcere e dall’altra perché chi ha più voglia di parlare in genere sono vecchiette che criticano la politica attuale con categorie del ‘15-‘18. 

In ogni caso l’occasione data al nostro narratore non è da poco: egli ha infatti la possibilità di confrontarsi con una visione estrema ma lucida in merito al velato decadimento della società russa del tempo. Dove stanno l’estremismo e la lucidità? Per chiarire l’estremismo basta qualche botta e risposta che renda evidenti le idee del caro Pòzdnyshev: il matrimonio? La più grande depravazione. I figli? Arrecano tormenti e basta. Le donne? Tutte passeggiatrici. La lucidità invece deriva dal lento processo con cui l’uomo è giunto all’atto di omicidio della moglie, il giornaliero avvicinamento all’esplosione della consapevolezza.

L’omicida anticipa i tempi e parla dell’emancipazione femminile con una verve che sarebbe stata teorizzata da Simone de Beauvoir (prima filosofa portavoce del femminismo) solo sessant’anni dopo e che anche oggi ci dà da pensare. La concezione di Pòzdnyshev è semplice e banale a dirsi: nel suo modo di vedere le cose le donne sono schiave degli uomini. Il fatto è che le donne sono schiave degli uomini nonostante le si considerino libere e con gli stessi diritti degli uomini. E tutto questo perché gli uomini continuano a pensarle come oggetto di piacere. La donna rimane così un essere inferiore, umiliato e corrotto, così come ugualmente corrotto è il suo padrone, l’uomo. Il peso della bilancia non è però tutto da una parte: questa concezione della donna potrà cambiare non solo quando l’uomo cambierà la sua opinione sulla donna, ma anche e soprattutto quando la donna stessa smetterà di svilirsi (e da qui nasce la nota immagine della donna-oggetto) per accondiscendere ai desideri dell’uomo.

In sostanza non ce ne frega niente che Mulan (presente il cartone omonimo della Disney?) alla fine sia amata da tutta la Cina e accettata finalmente dalla famiglia: lei ha avuto questi risultati conformemente ad una figura maschile. Il successo di Mulan sarebbe stato vero se lei lo avesse ottenuto come donna in quanto tale e non come donna filtrata dal ruolo maschile: l’onore riconosciutole è un sentimento puramente maschile, lontano da quello tributato alle mogli ed alle figlie.

La posizione dell’assassino è dunque forte, forse criticabile, e certamente per alcuni versi antiquata, ma di certo non di poco conto. L’unica cosa che mi lascia interdetta è che un uomo per arrivare a queste conclusioni abbia dovuto, almeno nell’immaginario, uccidere proprio una donna.

Direttamente da Luzer!.


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