giovedì 8 dicembre 2011

"Sono nata il 21 a primavera"

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.

Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.



Il cielo è terso e camminare nelle vie nascoste tra i navigli è un atto spontaneo. Accade così di studiare l'architettura delle case e scoprire la compresenza di nuovi giardini ed edifici con palazzi più antichi e ristrutturati, a poche centinaia di metri dalle case di ringhiera che si sono rivelate prima in zona San Gottardo.
Ad un tratto una sorpresa in via Magolfa 32: una gigantografia di Alda Merini mi guarda quasi irriverente, la sigaretta accesa tra le sue dita di fronte al volto crea una distanza, una barriera tra i nostri sguardi.
"Casa di Alda Merini", dice l'insegna accanto alla foto.
Non resta nient'altro che entrare.

L'ingresso è stretto e due dipendenti della Biblioteca Sormani mi invitano a salire. Al piano superiore mi accoglie un percorso poetico intitolato "Sono nata il 21 a primavera", dalla poesia pubblicata nella raccolta Vuoto d'amore e un'altra serie di pannelli con estratti tratti da Testimonianze

In fondo, sulla destra, una stanza rappresenta la ricostruzione della camera da letto della poetessa con tutti i mobili e gli oggetti che sono stati presi dalla casa originaria in Ripa di Porta Ticinese, che è stata abbattuta. Mobili vecchi, rovinati, specchi antichi pieni di scritte fatte con i rossetti aperti sul comodino. Vestiti di tutte le fogge ed i colori appesi ad un appendiabiti, stesi sul letto. Uno stereo e due telefoni, uno nel vano del comodino. Nell'angolo opposto all'ingresso il pianoforte dove con Giovanni Nuti ha suonato e cantato le sue poesie per gli ultimi 16 anni della sua vita. Infatti ci sono anche due poster dei concerti tenuti con lui, per esempio al Teatro dal Verme. Sullo stesso pianoforte un ritratto di Giovanni Paolo II.

Una stanza "troppo ordinata" aveva detto una delle quattro figlie, mi mette al corrente la bibliotecaria della Sormani. 
La stessa signora apre poi una porta sul fondo della sala e mi fa entrare: una tela è appoggiata sul muro laterale. L'immagine che sovrasta il quadro è un'elaborazione di una foto di Alda Merini, al di sotto una foto delle sue quattro figlie, tutte sorridenti.
"E' la figlia più piccola, Simona, che mi ha detto di toglierla. Lei è l'unica che passa di qui spesso. Non so perché lo ha deciso", mi rivela la bibliotecaria.
"Forse la fa soffrire, non si può sapere come si instaura un rapporto tra madre e figlia, secondo lei come poteva essere il rapporto tra loro?"
"Di certo deve essere stato problematico, con lei sempre dentro e fuori dagli ospedali psichiatrici. Però credo che debbano essersi sentite amate".
Silenzio.
La porta si richiude alle nostre spalle. 
Fra poco la casa-museo chiude, decido di andarmene e lascio un commento sul quaderno che sia testimone di quante potenzialità possa avere un luogo del genere - tutte quelle potenzialità di cui si è parlato sui giornali e che erano già state supposte nel nome "Casa Merini. L'atelier della parola giovane".
Saluto i bibliotecari e prometto che farò girare la voce e porterò degli amici.
Percorro la strada verso il naviglio con un unico pensiero: "Casa Merini. La casa della poetessa che, nonostante tutto, sapeva ancora amare".

Alda Merini
Sito ufficiale della poetessa con tutte le informazioni sulla sua vita, le sue opere.

Casa di Alda Merini
Articolo de La Repubblica che per foto illustra la ricostruzione della camera da letto della poetessa e alcune immagini dell'inaugurazione e del museo stesso.

Poesia di Alda Merini musicata da Giovanni Nuti e cantata da Milva. Una poesia che mette in luce la forza d'animo della poetessa e la sua filosofia di vita: anche nei momenti più difficili non arrendersi, e non smettere di amare, mai.

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