sabato 20 agosto 2011

Fiume Libera

Rijeka, Hrvatska


La storia della Croazia nel Novecento è strettamente intrecciata con quella dell'Italia. Alcune parole affiorano subito alla mente: annessione e D'Annunzio, guerra e invasione, lotta partigiana e foibe, emigrazione, espulsione, epurazione, fuga.
Alcune parole riesumate nel ricordo di questo particolare legame ci stupiscono ed emozionano, altre ci feriscono e fanno sanguinare, l'ultima che ho scritto è stata invece la risposta definitiva degli italiani al processo di sterminio di Tito: o la fuga o la morte.
Tutto ciò che era italiano con Tito venne definitivamente slavizzato: la lenta burocrazia italiana, che doveva sempre riferirsi a Roma, è stata sostituita; le insegne italiane dei luoghi di governo sono state cancellate parzialmente o del tutto; i nomi di città e luoghi sono stati modificati; l'italiano non è più parlato da molti ed è divenuto un ricordo sbiadito così come lo è il tedesco degli Asburgo.
In Croazia si ritrovano solo ombre leggere del passato italiano, qualche parola qui è là, alcune strade in slavo di origine evidentemente italiana (come il korzo di Rijeka o il lungo mare di Mandre), poche persone incontrate sulla spiaggia che ricordano ancora quando Opatija era Abbazia e Dubrovnik invece Ragusa. Tutti lontani riverberi di un tempo che non c'è più, di uomini e donne che sono scappati o stati infossati, di una preminenza di tratti slavi nei visi degli abitanti, di una cultura che non ha attecchito.
Eppure a Rijeka ancora la voce di qualcuno pretende di parlare italiano e di farsi sentire, forse sfruttando la nuova libertà che ha acquistato la Repubblica di Croazia con la democrazia. Così si riafferma quel tempo lontano leggendo su un muro parole che sembravano ormai morte con le persone sepolte nelle foibe. Allora ad alta voce leggiamo: Fiume libera.

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